L’innovazione non si inventa: è una scelta di valore e di valori

L’innovazione non è invenzione. E’ una scelta che si costruisce nel tempo, lavorando su tutto il sistema impresa. L’esperienza Metalmont.

Innovazione scelta di valori esperienza Meghini Metalmont

Lo intravedo sullo schermo attraverso la finestra di Zoom che mi apre sempre più spesso a mondi nuovi. Subito l’immagine si congela perché quando il meteo è instabile, chissà perché, anche la fibra diventa instabile e le immagini si congelano sullo schermo.

Questo momento di sospensione mi dà il tempo di vederlo e osservarlo, prima di concentrarmi su cosa dire e come rompere il ghiaccio.

Occhi vivaci, volto posato. Parla con tono gentile, e subito chiarisce che a lui non piace molto continuare a incontrare le persone “online”. Visto che Zoom continua a bloccarsi non si può che dargli ragione; pragmaticamente mi propone una tradizionale telefonata. Così posso solo concentrarmi sulle sue parole.


Iacopo Meghini, ingegnere gestionale, 20 anni di esperienza in multinazionali, prima nel settore automotive poi nel biomedicale. Oggi imprenditore e CEO di Metalmont. Entra
nell’azienda di famiglia 4 anni fa, quando decide di cogliere una nuova sfida che diventa per lui opportunità e missione. Ritorna da Milano in Veneto, non proprio in città, torna a Revine, paesino della pedemontana trevigiana, dove c’è l’azienda acquisita e fatta crescere dal padre anni prima. Dopo l’esperienza manageriale sente l’esigenza di fare qualcosa di diverso e vede l’opportunità di mettersi in gioco in questo nuovo progetto imprenditoriale portando nella PMI del padre i metodi e modelli organizzativi che ha visto e sperimentato nelle sue esperienze precedenti.

Cos’è innovazione?

“Non so se per lei questo è innovativo, ma per me introdurre in una PMI come Metalmont il concetto e la pratica degli MBO (management by objective) per tutti, anche per gli operai, è stato innovativo. E quando parlo di MBO non parlo della gratifica natalizia, o del premio. Ho voluto scavalcare la logica del premio, volevo un approccio più oggettivo e trasparente. La prima volta ho sentito molta diffidenza, quando a febbraio abbiamo concordato gli obiettivi dell’anno, anche per gli operai. Abbiamo dovuto lavorare per chiarire il significato di questo cambiamento, e il beneficio per i collaboratori. Non toglievo niente alla loro retribuzione, ma davo un beneficio addizionale se si raggiungevano certi risultati. Molti dei collaboratori hanno iniziato a crederci dopo aver sperimentato concretamente come funziona, dopo aver percepito concretamente il beneficio. Certo, una passaggio chiave è stato quello di rendere comprensibili gli obiettivi stessi, semplificando, e comunicando in modo chiaro, diretto, semplice quali erano le 3 cose importanti su cui tutti dovevamo lavorare insieme. In una logica di azienda, di reparto e di singolo contributo.”

Metalmont

Per un’azienda come Metalmont, che si occupa di progettazione e produzione di macchinari per la lavorazione, movimentazione e stoccaggio di cereali, che fonda il suo successo sull’innovazione dei prodotti che progetta e vende, sentire che Iacopo quando parla di innovazione non nomina l’aspetto tecnologico ma si focalizza sull’innovazione dell’organizzazione e parte dalle persone mi sorprende.

Sapevo che avrei parlato con un ingegnere, sapevo che era un’azienda di progettazione e costruzione di macchinari, sapevo che il loro payoff è “Handling innovation”, tutto mi portava a pensare che avrei avuto l’occasione di aprire uno spiraglio per far vedere come l’innovazione non sia solo tecnologica ma anche organizzativa e prima ancora culturale. E invece non serve aprire uno spiraglio, trovo un varco aperto e già percorso. Come arrivare in un’oasi. Esattamente l’oasi che sto proponendo anch’io nel mio lavoro di consulente e coach, ma che questo territorio fatica ad accogliere e riconoscere. Molti vedono questa proposta come un miraggio, e non si fidano, a volte a ragione.

Qui Iacopo è già molto avanti. E allora quale occasione migliore che sia lui, imprenditore (ora) nel Nord-Est a raccontare ai suoi colleghi che questa è la direzione, che è un passaggio oggi imprescindibile e urgente se si vuole continuare a fare azienda. E che i risultati li porta.

Purtroppo in questo preciso momento Metalmont è in situazione di “emergenza” determinata da fattori esogeni collegati alla guerra tra Ucraina e Russia. La guerra ha impattato
pesantemente sugli ordini, essendo l’Ucraina il loro primo paese di esportazione e la Russia il terzo. Pertanto la priorità nel breve periodo è quella di affrontare questo sconvolgimento, e gestire la situazione contingente.

Visione e azione

Ma Iacopo la visione l’ha chiara, non vede solo la trimestrale o l’emergenza. Ecco, avere visione e strategia chiare è essenziale per tenere la direzione, pur agendo sul breve
periodo con focus e pragmaticità. E la visione che ha è molto ampia e illuminata: sente che la sfida principale che deve affrontare è innanzitutto una sfida personale, e non di facile portata.

Sente la responsabilità che ha come imprenditore, e anche la responsabilità che ha avendo vissuto e sperimentato altri modelli, altre culture, altri strumenti.

Walk the Talk

“Conosce il detto “walk the talk”? Ecco, questo è il punto fondamentale.

E’ fondamentale creare in azienda il giusto livello di ingaggio per i collaboratori. Non è questione di obiettivi comunicati o scritti. Se non li sentono dentro, se non sentono il coinvolgimento, fanno le cose per dovere ma non si appassionano. Allora la sfida oggi è immaginare scenari diversi, non lavorare più ore.

E’ la sfida di motivare le persone facendo si che ciascuno possa esprimere il suo pensiero e le sue potenzialità. Indipendentemente dall’età, dal genere, o dal colore della pelle. Sono consapevole che è un’arma a doppio taglio, ma è parte del mio ruolo trovare una strategia per questo e lavorare sui ruoli e le responsabilità di ciascuno.

E qui fiducia, comunicazione, e semplificazione sono i punti chiave.

Ecco, avendo lavorato in contesti anche differenti, so che è mia responsabilità e devo fare io innanzitutto lo sforzo per far sì che i messaggi e i concetti che voglio trasmettere arrivino a destinazione. Devo io trovare come entrare in sintonia nel linguaggio e nella cultura di ciascuna persona, affinché si vada oltre le parole e vengano compresi i concetti. Ecco qui allora entra in gioco il “walk the talk”.

3P: persone, processi, prodotto

Nella chiara visione strategica di Metalmont i pilastri sono 3, le 3 P. Persone. Processi. Prodotto.
Parte ancora dalle persone, e dai nuovi modelli organizzativi, dalla formazione che non riguarda solo il fare le cose, ma anche il comunicare e il lavorare insieme, dalle logiche di welfare e inclusione.

I processi li sta modificando con cautela, perchè coinvolgono più persone e non tutte riescono ad andare alla stessa velocità di cambiamento. Allora anche qui torna alla filosofia su cui sta fondando il futuro di Metalmont, prima ancora del processo lean che vuole implementare. E parte da piccoli passi concreti di semplificazione, eliminando procedure inutili, utilizzando tanto buon senso prima di seguire pedissequamente le norme Iso.


E per il prodotto fa ancora una volta tesoro della sua esperienza in cui ha potuto sperimentare che serve creare una cultura della ricerca e dell’innovazione, quella vera che a volte si prende il rischio di non ottenere un risultato. Proprio perché è ricerca, non sviluppo incrementale.

Anche qui è questione di pensiero, di cultura.

Innovare è portare risultati

Essendo lui l’imprenditore e non il consulente, non si può pensare che sono solo belle parole e teorie. Sono in gioco i suoi soldi, il suo tempo, la sua azienda, i risultati. Ma, come dice lui: “Attenzione alle premesse. Ogni modello funziona bene se è efficacemente implementato”.

Ovvero non basta la moda organizzativa del momento, dipende da come si concretizza adattandola alla realtà aziendale e ai suoi bisogni. E per questo si muove
focalizzato e non sta facendo tutto da solo, anche se le competenze non gli mancano.
Nel percorso di sviluppo e trasformazione ha coinvolto i collaboratori di primo livello e alcuni consulenti esterni, sia per implementare i processi lean sia per supportare le persone nell’affrontare alcune difficoltà relazionali e a volte personali di questo cammino, sia per far emergere suggerimenti e criticità. L’apertura, il coinvolgimento, il confronto sono strumenti altrettanto importanti di quelli tecnici per guidare questo cambiamento.

Esempio, determinazione e coerenza

Non nasconde lo sforzo. E per questo emerge tutta la determinazione e i veri valori che stanno dietro a questo suo progetto. Così come la consapevolezza della realtà.

Il suo cruccio resta come ingaggiare le persone, come accompagnare quelli che fanno maggior fatica.

Allora come la goccia scava la roccia, così come un mantra (ma non una litania!) fa vedere come si fa, e come si può fare.

L’esempio oltre le parole. Torna il “walk the talk”.

Lui per primo, gli altri responsabili insieme a lui aprono al cambiamento con l’esempio, la determinazione e la coerenza.


Eppure sa bene che ritornare al metodo del “bastone e carota” sarebbe più semplice.

“Quello è un sistema analogico, semplice, lo capiscono tutti.”.

Lui vuole arrivare a sviluppare la sua impresa con modalità più raffinate ed “evolutive”, anche se ancora non vengono sempre comprese da tutti e apprezzate.

Sa di mettere in atto logiche più moderne ed efficaci e vive ogni giorno la fatica di trasferirle.

Ma sa che questa è la strada per lo sviluppo sostenibile.

E sa che è sua responsabilità fare questo sia come imprenditore, sia per le esperienze fatte che gli hanno forgiato una forma mentis differente da quella del contesto in cui opera ora, e che sta a lui chiudere i gap che vede, perché ne ha gli strumenti.

Responsabilità imprenditoriale, responsabilità sociale

Ecco cosa significa responsabilità in concreto.

E allora lui imprenditore spiega a qualche operaio che è meglio il beneficio del welfare perché la salute vale più di qualche soldo (magari in nero).

Ma perché allora tutto questo sforzo?

“Perché l’azienda può continuare a vivere solo se le persone lavorano bene, e se possono continuare a lavorare.

E’ il concetto del patrimonio aziendale come patrimonio da mantenere e sviluppare.

La continuità dell’azienda concretizza il concetto ora di moda dell’innovazione e della sostenibilità. E riassume tutti gli altri obiettivi (ambiente, persone, governance) perché va oltre l’obiettivo di puro ritorno economico.

Ha l’obiettivo di continuare ad esserci.

E’ una questione di orizzonte temporale, e di valore sociale.”.

L’innovazione non si inventa. L’innovazione è una scelta di valore e di valori. A volte anche faticosa, ma necessaria per continuare ad esserci anche domani.

Se anche tu vuoi innovare per sviluppare il tuo patrimonio aziendale, contattami